L’Arcidiocesi di Cagliari

Dati

Superficie: 4.041 km²
Abitanti: 563.251
Battezzati: 562.251 (99,8% del totale)
Parrocchie: 133
Sacerdoti secolari: 191
Sacerdoti regolari: 42
Diaconi permanenti: 36

Patrono

Sant’Efisio, martire. Festa liturgica: 15 gennaio

Storia

Non si conosce la data precisa di istituzione della diocesi di Cagliari ma essa ha certamente origini antichissime.

È verosimile che sia stata costituita dopo la legge sulla libertà di religione voluta dall’imperatore Costantino nel 312. Il primo vescovo di Cagliari, storicamente esistito, è Quintasio (314). Con il suo successore Lucifero, del quale sono noti anche i tempi di governo (354-370), la diocesi cagliaritana è ben strutturata sia a livello territoriale, sia a livello gerarchico: dai vescovi ai chierici minori.

Già dal V secolo il vescovo di Cagliari è definito metropolita; a questo periodo si deve far risalire anche il titolo di Primate di Sardegna. Attorno a questa figura, poco dopo, sembra costituirsi una struttura gerarchica che aveva potere non solo sui presbiteri e chierici, ma anche sulle istituzioni religiose come i monasteri maschili e femminili, che in quel periodo e in seguito, fiorirono numerosi.

L’assetto ecclesiastico dell’isola è particolarmente ben definito nelle lettere che papa Gregorio Magno invia a Gianuario (591-603), vescovo di Cagliari. Dall’epistolario si evince che all’epoca, il cristianesimo non si era ancora diffuso capillarmente in tutta l’isola, e come il vescovo di Cagliari godeva di un’autorità distinta in Sardegna, poteva infatti, eleggere i suoi vescovi suffraganei.

Il titolo di Primate fu tolto al vescovo di Cagliari dal papa Urbano II con una bolla del 1092, per essere nuovamente attribuito nel 1138, per le isole di Sardegna e Corsica, all’arcivescovo di Pisa. La repubblica toscana aveva, infatti, esteso i suoi interessi commerciali e politici in gran parte della Sardegna. Nel Trecento il titolo passò all’arcivescovo di Castel di Cagliari, ed a lui rimase fino a quando la pretesa di trasformarlo, nel 1574, da onorifico a giuridico (Primate di Sardegna e Corsica), con conseguenze di natura economico-amministrativa, non scatenò una lunga e paradossale controversia fra la Chiesa di Cagliari e la Chiesa di Sassari che durò quasi un secolo, senza giungere ad una soluzione.

Almeno due momenti coinvolgono interamente la diocesi cagliaritana: il cambio della sede episcopale e della cattedrale. Questi edifici erano situati nell’antica città lagunare di Santa Igia (o S. Gilla contrazione di S. Cecilia), capitale del regno o giudicato di Cagliari, fino a quando la città non fu distrutta dai Pisani (1258), che prevalsero sui Genovesi. In seguito a quegli eventi l’arcivescovo con il capitolo si trasferirono nel Castrum Kallaris, edificato dai Pisani, dove sorgeva la chiesa di Santa Maria che divenne così la nuova sede episcopale.

Altro importante episodio storico fu la frenetica corsa alla ricerca delle reliquie dei primi martiri – i cosiddetti corpi santi – voluta soprattutto dall’arcivescovo Desquivel, nel secondo decennio del XVII secolo. La ricerca non solo si concentrò nell’area dell’antica basilica paleocristiana di San Saturnino (l’edificio sacro più antico di Cagliari risalente al V-VI secolo), ma interessò anche diversi paesi della diocesi. Ciò era in linea con il programma controriformistico che nel rinvenimento delle reliquie dei primi testimoni della fede vedeva riconosciuto il ruolo di Roma come fulcro del cristianesimo e custode delle sue memorie.

La quantità e la rinomanza delle reliquie rinvenute avrebbe, infatti, legittimato la supremazia della diocesi cagliaritana su quella turritana autorizzando il suo vescovo ad essere riconosciuto con il titolo di Primate.

L’ultimo arcivescovo che, seguendo una lunga tradizione avviata dai suoi predecessori, si fregiò del titolo di Primate di Sardegna e Corsica, priore di San Saturnino assieme a quelli feudali (barone di San Pantaleo e di Suelli), fu mons. Paolo Botto (1949-1969).

L’arcidiocesi cagliaritana, che dapprima comprendeva solo una parte della Sardegna meridionale, con il riordino delle diocesi sarde, fu sensibilmente ampliata con l’annessione o unione delle sedi suffraganee di Suelli (1420), di Galtellì (1496), di Dolia (1503), e di Sulcis–Iglesias (1514). Dopo quelle annessioni la giurisdizione dell’arcivescovo di Cagliari si estendeva su quasi un terzo del territorio regionale. La diocesi di Iglesias fu ricostituita nel 1763, quella di Galtellì–Nuoro nel 1779, quella di Suelli fu ricomposta sotto il nome di Ogliastra nel 1824, mentre quella di Dolia non fu più ripristinata. Nel 1767 la parrocchia di Villacidro fu permutata con quella di Mara Arbarei (oggi Villamar) della diocesi di Ales.

La diocesi è stata guidata anche da due arcivescovi con il titolo di cardinale: il sardo Diego Gregorio Cadello (1803) e Sebastiano Baggio (1969).

Oltre agli illustri papi condannati ad metalla in Sardegna durante il periodo romano, l’arcidiocesi di Cagliari è stata visitata sia da papa Paolo VI, il 24 aprile 1970, sia da papa Giovanni Paolo II il 19 e 20 ottobre 1985 e, infine, il 7 settembre 2008 da papa Benedetto XVI, nel centenario della proclamazione della Madonna di Bonaria patrona massima della Sardegna.

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