CANONICI EFFETTIVI
Mons. Luigi Melis (dal 1996) del titolo di S. Giuliano Decano (dal 2016)
Mons. Mario Ledda (dal 1989) del titolo di Decimoputzu e S. Basilio. Mansioni: Archivista e revisore dei conti
Mons. Gianfranco Deiosso (dal 1996) del titolo di S. Sperate. Mansione: Organista
Mons. Dino Pittau (dal 2003) del titolo di S. Barbara
Mons. Alberto Pala (dal 2011) del titolo di S. Cecilia e Villaspeciosa. Mansioni: Vice Decano, Puntatore Economo, Ciantre, Sacrista Maggiore, Cerimoniere
Mons. Fabio Trudu (dal 2012) del titolo di S. Anna e Uta. Mansioni: Teologo e ciantre
Mons. Francesco Porru (dal 2012) del titolo di Vallermosa. Mansione: Segretario
Mons. Salvatore Ruggiu (dal 2015) del titolo di Sestu. Mansione: Penitenziere
Mons. Roberto Piredda (dal 2017) del titolo di S. Simmaco
Mons. Antonio Pilloni (dal 2018) del titolo di Sinnai
Mons. Fabrizio Porcella (dal 2018) del titolo di Furtei
Mons. Marcello Contu (dal 2019) del titolo di Maracalagonis e Villasimius
CANONICI EMERITI
S.E. Mons. Piergiuliano Tiddia (Canonico effettivo dal 1968 al 1985)
S.E. Mons. Tarcisio Pillolla (Canonico effettivo dal 1973 al 1986)
S.E. Mons. Mosè Marcia (Canonico effettivo dal 2005 al 2006)
Mons. Giovanni Ligas (Canonico effettivo dal 1998 al 2000)
Mons. Giulio Madeddu (Canonico effettivo dal 2014 al 2017)
CANONICI ONORARI
S.E. Card. Luigi De Magistris (1968)
S.E. Mons. Antonino Orrù (1978)
Mons. Dante Usai (1975)
Mons. Ottavio Utzeri (2002)
Mons. Ferdinando Caschili (2004)
Mons. Giovanni Manca (2004)
Mons. Gavino Pala (2005)
Mons. Francesco Mariani (2006) (del Clero di Nuoro)
Mons. Giovanni Sanna (2007)
Mons. Michele Fadda (2017)
Mons. Giovanni Pisano (2018)
Mons. Giovanni Abis (2018)
NOTE STORICHE
Benché la nascita della diocesi cagliaritana si faccia risalire al secolo IV, sull’esistenza del collegio dei canonici cagliaritani non si hanno notizie documentate se non a partire dal 1119, quando in un atto di donazione disposto dall’arcivescovo Guglielmo, in favore dei monaci di San Vittore di Marsiglia, tra i testimoni viene menzionato il canonico Nicolò. All’epoca il presule aveva la sua sede a Santa Igia, capitale del Giudicato di Cagliari, dove permase fino all’abbandono e alla distruzione di quella città e della stessa cattedrale, intitolata – come l’attuale – a Santa Cecilia. Quando, infatti, i Pisani popolarono il Castello di Castro, che avevano ottenuto dai Giudici di Cagliari nel 1217, vi edificarono, tra l’altro, una chiesa dedicata a Santa Maria che sarebbe diventata la cattedrale del nuovo capoluogo, restando per un certo tempo sotto la stessa invocazione alla Madre di Dio. Si suppone che il trasferimento del vescovo, la presa di possesso della chiesa, il suo ampliamento ed adeguamento al più alto ruolo siano avvenuti tra il 1255 ed il 1312 e da allora il Capitolo, ininterrottamente, in quella sede ha svolto la propria attività.
ORGANIZZAZIONE E FUNZIONI
Il Capitolo di una chiesa cattedrale è formato da un collegio di chierici istituito per assicurare un più solenne esercizio del culto divino, per aiutare il vescovo quale suo senato e consiglio e supplirlo nel governo della diocesi durante la vacanza della sede. Ne fanno parte le dignità, i canonici (prebendati o soprannumerari), i beneficiati minori (detti anche mansionari) ed i canonici onorari che, benché godano degli stessi diritti, prerogative e stallo nel coro di cui fruiscono i canonici titolari, non hanno “voce in capitolo” e quindi non partecipano alle funzioni deliberative né a quelle di governo. La comunità dei canonici cagliaritani potrebbe farsi risalire all’XI secolo, ma la prima citazione nei documenti, come detto, è del 1119, mentre le serie principali dell’archivio, attraverso le quali può essere tracciata la storia dell’istituto, partono dall’inizio del XVI secolo.
Si può dire, infatti, che le sue attività specifiche primarie si trovano riflesse a partire da tale data e più o meno organicamente ed in maniera continuativa, nelle varie serie dell’archivio. Si tratta, in buona sostanza, di documentazione prodotta nell’espletamento di funzioni di tipo normativo (ogni organismo del genere si organizza ed agisce secondo regole o statuti propri, derivati in origine dal modello monastico), deliberativo (risoluzioni adottate dall’assemblea collegiale dei componenti il Capitolo o dall’assise – di soli sei suoi membri – chiamata Sesena), di esercizio del culto, nonché di governo e autosostentamento (con la prevalenza al suo interno della parte amministrativa), ed anche di gestione della diocesi nei periodi di sede vacante.
Assurto a posizioni di prestigio nel contesto sociale ed economico cittadino e della chiesa sarda, col passare del tempo il Capitolo cagliaritano, al pari delle consimili istituzioni, ha visto progressivamente ridursi i suoi privilegi e poteri, a cominciare da quello dell’elezione – salvo conferma da parte del papa – dei propri vescovi e da ultimo per via delle limitazioni imposte dalle leggi eversive di metà Ottocento.
Il capitolo metropolitano, conformemente alla legge n° 3648 del 15 agosto 1867, è composto da 12 canonici effettivi, canonici onorari (non più della metà degli effettivi) e 6 beneficiati.
Papa Gregorio XV ha concesso ai canonici di indossare rocchetto e cappa violacea ad instar Canonicorum Basilicae Principis Apostolorum de Urbe. I canonici cagliaritani sono stati insigniti della dignità di protonotari apostolici onorari durante munere da papa Pio VII, con breve apostolico del 23 febbraio 1803. Papa Pio X, con breve del 13 settembre 1907 ha promosso gli stessi canonici alla dignità di protonotari apostolici ad instar durante munere. A seguito del motu proprio Pontificalis Domus di papa Paolo VI oggi sono semplicemente protonotari apostolici soprannumerari.
Papa Leone XII, con breve del 22 novembre 1825, ha dato ai beneficiati “facultatem claudendi mozzettam, qua hactenus usi sunt, illique globulos rubros (…) addendi”. Da allora i giorni festivi indossano sulla cotta la mozzetta nera con filettatura, asole e bottini color rubino. Essi costituiscono la comunità dei beneficiati.
Il capitolo ha un’unica dignità, che da tempo immemorabile ha il titolo di decano.