Decimumannu, 27 settembre 2020
La ricchezza di un popolo cristiano non sono i suoi tesori materiali ma la sua anima profonda, il cuore interiore. La ricchezza è nel profondo, e il profondo del nostro popolo sono i suoi santi. Quanti santi e quanti giovani martiri stanno alla radice del cristianesimo in Sardegna!
Un antico documento cristiano raccomanda di guardare ogni giorno il volto dei santi, per cercare conforto nei loro discorsi. La vita di un santo, il suo volto, è infatti come un brano, una sillaba della Parola che Dio rivolge agli uomini per invitarli alla comunione con sé. Ascoltare i loro discorsi per noi significa saper leggere la loro vita come parte della parola con cui Dio ci raggiunge e si intrattiene con noi.
La vita di Santa Greca è un discorso che ci conforta e ci interroga, ci sostiene e ci invita a entrare nell’amore più grande, l’amore di Cristo. La giovane martire continua a testimoniare la vicinanza di Cristo risorto, che investe del suo amore la vita degli uomini e la trasfigura, la rende bella e piena; è testimonianza convincente e commovente di un amore che supera anche la barriera della morte.
Ravvivando continuamente la memoria di santa Greca, impariamo a desiderarne la felicità, la libertà di fronte al potere, la carità verso tutti i fratelli; impariamo a desiderarne lo stesso amore che sazia il cuore che brama la felicità e che dà senso alla vita.
Il cuore ventenne della giovane Greca non poteva che essere assetato di felicità, amore, libertà. Come il cuore di tanti giovani, dei nostri giovani che, a volte a tentoni, cercano strade per una vita bella e migliore, all’altezza delle proprie aspirazioni. Le notizie di queste settimane hanno raccontato talvolta di giovani violenti e disperati, che idolatrano se stessi e la propria immagine, incapaci di accogliere gli altri; giovani che cercano il consenso di altri per essere certi del proprio valore. Ma il cuore cerca altro. Santa Greca parla ai giovani per dire il suo segreto: il senso della vita può essere letto solo nella misericordia di Dio, il cui amore ci riempie di gioia. Il senso della vita è svelato nell’incontro con Cristo, che ci conosce intimamente, e si svolge nella trama di amicizia fedele e affidabile che è, ed è chiamata ad essere, la Chiesa.
La gioia è possibile nel fare di Cristo la ragione del proprio agire, come ci avverte il Vangelo di questa domenica, non solo delle proprie aspirazioni emotive. Cristo suggerisce un nuovo criterio del pensare e dell’agire, è un amore che tutto coinvolge in una grande e liberante obbedienza alla volontà del Padre, che non può essere solo riverito con parole ma obbedito nei fatti. Il cammino della santità è l’immedesimazione di cui parla san Paolo: Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù. L’amore vero rende sempre simili nei sentimenti. Abbiamo in noi sentimenti di bene, servizio, amore e gratuità fino al dono della vita. Egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Uniti a Cristo possiamo partecipare alla sua risurrezione e godere della sua vita senza fine.
È questa la strada per una vera unità tra noi: rendete piena la mia gioia con un medesimo sentire e con la stessa carità, rimanendo unanimi e concordi. Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Non si tratta di buona educazione ma di quell’immedesimazione con i sentimenti e il cuore di Cristo che ci rende simili nel sentire e gustare le cose: è questa la vera unità nella Chiesa: non una convergenza di strategia ma un medesimo sentire e un’unica carità, nella stima vicendevole. In questa faticosa ripresa di attività, dentro ancora l’atmosfera triste e preoccupata di questa pandemia, non c’è strada più sicura di questa medesimo sentire, che suscita la vera concordia.
Santa Greca ci testimonianza che questa prospettiva non è un’illusione, ma una possibilità reale per ciascuno di noi.
Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre.
Chiediamo al Signore, per intercessione della nostra giovane martire, di essere ogni giorno confortati e rafforzati dalla Sua misericordia e di poter sempre, in vita e in morte, portare il nome di Cristo sulle labbra e nel cuore.