Chiesa di Sant’Efisio in Nora, 3 maggio 2020
Domenica del Buon Pastore
«Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla». Oggi la Chiesa proclama con gioia che il suo Signore non è un Dio lontano, ma una presenza amorevole. «Anche se vado per una valle oscura, // non temo alcun male, perché tu sei con me. // Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza» (Sl 22). La sicurezza della vita è fondata sull’amore di questo Pastore che non ci abbandona mai: conosce ciascuno di noi per nome, ci abbraccia nella sua misericordia, ci prende per mano e ci conduce verso il bene e la felicità. Non siamo numeri anonimi, non siamo parte di una statistica, ma persone conosciute e amate da Dio in modo singolare. La vita può essere talvolta difficile ma, nell’abbraccio di questo Padre,mai senza senso, può attraversare momenti bui ma mai senza speranza.Per tutti e per ciascuno, per me e per te, Cristo si è fatto uomo, è morto ed è risorto. È un Dio vicino.
Soprattutto nei suoi santi il Signore si fa vicino al nostro vivere quotidiano, abitando le nostre città e attraversando le nostro vie. Cammina con noi.Il popolo cagliaritano nel corso di lunghi secoli ha sperimentato in Sant’Efisio l’espressione di questo amore.Avviandosi al martirio, Sant’Efisio ha pregato per questo popolo che ha protetto nella prova, assistendo in particolare i suoi figli nella malattia e nel bisogno.
È vero che lo scioglimento del voto a Sant’Efisio vede impegnati, nelle rispettive competenze e responsabilità istituzionali, la Città di Cagliari, il Capitolo Cattedrale e l’Arciconfraternita del Gonfalone, ma tutti noi, carissimi fedeli collegati attraverso i moderni mezzi di diffusione (tv, radio e internet), ci sentiamo coinvolti e desiderosi di elevare a Dio e davanti agli uomini il bellissimo canto in onore del nostro Protettori poderosu. Avverto in questo momento la grande responsabilità di rappresentare (cioè di render presenti) tutti voi, e di dar voce a chi porta nel cuore la memoria di una grazia per cui ringraziare, il peso di una pena per la quale invocare aiuto o il fremito di una speranza della quale chiedere il compimento. Quante storie abbiamo da raccontare al nostro Santo protettore e quanta vita preme nel nostro cuore adesso!Il nostro amore a Sant’Efisio è più forte di ogni distanza e la comunione dei santi grida e canta anche nel silenzio di queste ore. Non è il silenzio di un vuoto ma della preghiera, della gratitudine e dell’ascolto. È una festa più silenziosa ma, nella fede, non meno autentica.
È il silenzio dell’ascolto. Lasciamo che sia proprio il nostro Santo a parlarci, a confidarci il suo segreto: lasciamolo parlare. Egli ci parla dell’amore a Cristo e della fede nella potenza della croce.Parla della vita di fede come imitazione di Cristo nell’amore che non ha limiti, come San Pietro ci ha appena insegnato: «Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme… dalle sue piaghe siete stati guariti» (1Pt 2). Possiamo ripeterlo di Sant’Efisio: siamo stati protetti dalle sue piaghe, dal suo martirio perché egli ha imitato,ha seguito le orme del suo e del nostro Signore. Non lasciamoci, fratelli, distrarre da ciò che manca, ma raccogliamo il messaggio più autentico del Santo, che ha dato la vita come il Buon pastore e per questo può esprimerne tutto l’amore e la cura per ciascuno di noi.
Il silenzio di quest’anno partecipa al dolore per la morte di decine di migliaia di nostri fratelli, molti dei quali nostri conterranei, e allo sbigottimento che è in tutto il mondo a causa dell’epidemia. Con fiducia ci siamo più volte rivolti a Sant’Efisio per essere liberati dal male del contagio, chiedendo la guarigione dei malati, la forza degli operatori sanitari, la carità dei volontari, la sapienza dei responsabili di governo e degli uomini delle istituzioni. A lui, che morendo si è affidato al Padre, abbiamo raccomandato la salvezza eterna dei nostri fratelli defunti. Siamo certi della sua preghiera di intercessione e lo ringraziamo. Continuiamo a pregarlo.
Sembra aprirsi adesso una nuova fase della vita sociale, molto impegnativa perché alla paura della malattia,che non è venuta meno,si associa la preoccupazione per il lavoro e la probabile crisi economica che potrebbe mettere in discussione il benessere di tanti e rischia di impoverire le fasce più deboli della popolazione. Torniamo a chiedere la protezione di Sant’Efisio che, andando incontro al martirio, ha chiesto il dono della fede per affrontare la sofferenza con amore e pazienza. Noi chiediamo questa fede per ripartire. Quello che ci attende non è un semplice ritorno alle abitudini passate ma un nuovo inizio fatto anche di sacrificio e molto amore, che richiede tanta laboriosità, visione del futuro e solidarietà fraterna perché portiamo i pesi gli uni degli altri (cf. Gal 6,2). Che la nostra vita sociale riparta nella concordia, in quell’amicizia sociale che la cultura dell’incontro favorisce trovando strade di concordia e punti di convergenza.
Carissimi, il nostro popolo, il popolo della Sardegna sa bene cosa sia il sacrificio del duro lavoro ma conosce anche la bellezza del canto: sa cos’è il sacrificio e conosce la bellezza, si commuove per ciò che è bello.Lavoriamo sodo e cantiamo con gioia perché la vita è bella ed è amata da un Dio che si mostra pastore buono e amorevole, un pastore che mai ci abbandona. Guardato e guidato da Cristo, custodito dall’intercessione dei suoi santi,il nostro popolo torni a cantare la bellezza della vita.