Domenica delle palme
Cattedrale di Cagliari – 5 aprile 2020
1. Fratelli carissimi, oggi entriamo in questa Settimana Santa straordinariamente segnata dalla crisi sanitaria che attraversa, e quasi blocca, il nostro Paese e il mondo intero. La liturgia di questa Domenica delle palme e della Passione del Signore ci invita a fare ciò che più serve, ciò che più contribuisce alla salvezza nostra e degli uomini.
Il Signore entra in Gerusalemme per dare compimento al disegno della salvezza con la sua morte e la sua gloriosa risurrezione. San Paolo ci insegna che questo disegno può compiersi in forza di un misterioso “svuotamento” di Gesù Cristo che, essendo Dio, assume la condizione di servo per diventare simile agli uomini (cf Fil 2, 6-7). E poiché gli uomini hanno in comune il sangue e la carne (e in questi giorni sperimentiamo la fragilità e la vulnerabilità del sangue e della carne), anche Cristo ne è divenuto partecipe (cf Ebr 2,14). Sulla croce Gesù Cristo raggiunge l’uomo in modo definitivo, per salvarlo dalla morte, per comunicargli nella risurrezione la vita senza fine, la felicità eterna.
Abbiamo ascoltato le vicende che Gesù Cristo deve attraversare per giungere al grido ultimo, alla consegna definitiva. La via della croce è come la rappresentazione della nostra storia, della storia degli uomini e di ciascuno di noi. C’è il tradimento di Giuda e la paura dei discepoli, la debolezza di Pietro, la derisione e gli insulti di coloro che sono sul Golgota, ma c’è anche la pietà di Giuseppe d’Arimatea, l’amore delle donne che seguono il triste corteo fin sotto la croce; c’è il calcolo politico di Pilato e la cattiveria dei soldati. C’è tutto l’uomo, c’è tutta la storia dell’uomo in quelle ore di passione e morte. Gesù Cristo, per salvarci, attraversa questa storia per salvarla tutta, perché non sia abbandonato alcun sentimento, solitudine o tristezza, e nessuna esperienza umana possa essere non redenta. Tutto l’uomo deve essere abbracciato, tutto il bene di cui l’uomo è capace deve essere compiuto e tutto il male di cui l’uomo si fa attore o complice deve poter essere perdonato. Gesù Cristo ci salva attraversando l’impero delle tenebre per poter abbracciare tutto, tutto portare a compimento, tutto perdonare. Dentro la storia della passione e morte di Gesù Cristo c’è anche la nostra biografia, quella di tutti gli uomini. Come è simile alla nostra storia quella che abbiamo appena ascoltato nel Vangelo, e ciascuno può riconoscersi in quei personaggi, in tutti quegli attori. Dentro quella storia ci muoviamo anche noi continuamente, perché tutto è presente a Gesù Cristo. Egli cammina dentro la nostra storia, anche dentro il dolore, l’isolamento, la tristezza e il sacrificio, la trepidazione e la speranza, la presunzione e la responsabilità di queste settimane. Gesù Cristo attraversa quella storia per poter camminare con noi nella nostra storia. È Lui la nostra salvezza. Gesù cammina verso di noi e tra di noi attraversando tutto.
2. Quello di Gesù, infatti, è un cammino di amore. Come insegnava Sant’Agostino, riconosciamo le nostre voci in quella di Gesù, come pure la sua voce in noi. Nel grido ultimo di Gesù riconosciamo tutto il dolore del mondo, nella sua consegna d’amore riconosciamo tutto l’amore del mondo che diviene offerta: Padre, se questo calice non può passare via senza che io lo beva, si compia la tua volontà. La volontà del Padre è che Gesù Cristo sulla croce sia simile a noi per poterci fare simili a Lui nella risurrezione. Scrive il poeta Paul Claudel: «Ora che il suo cuore è stato squarciato e le sue mani sono state perforate, non c’è più croce tra noi dove il suo corpo non possa adagiarsi, non c’è più peccato che la sua piaga non possa risanare» (Le Chemin de la Croix). Sulla croce, nel corpo di Cristo, anche la morte diviene atto d’amore e quindi promessa di vita. Possiamo anche noi vivere le privazioni di questi giorni come offerta d’amore per gli altri.
3. A noi è chiesto oggi di accompagnare Gesù Cristo e di seguirlo fin sulla croce. Quanti pensieri in queste lunghissime settimane, quanti sentimenti contrastanti. Ora tutto si converte in sguardo d’amore al Signore che compie la salvezza e in desiderio di accompagnarlo, di non essere separati da Lui, in ardore di seguirne le orme.
Vieni Signore e sii Tu la nostra compagnia in questo momento di tristezza per la debolezza nostra e di insopprimibile gioia per l’amor tuo. Vieni e cammina ancora tra noi.