Cari fratelli e sorelle,
desidero rivolgervi una parola di invito a vivere con intensità e con gioia l’anno del Giubileo straordinario della Misericordia, al quale Papa Francesco ci ha preparati fin dallo scorso 11 aprile 2015 con la pubblicazione del documento Misericordiae Vultus.
Gesù è il Volto della Misericordia del Padre. Rimango sempre particolarmente colpito dalle pagine del Vangelo che ci descrivono la compassione e la commozione di Gesù di fronte alle povertà e al dolore delle persone: “Vedendo le folle ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore”(Mt.9,36); “Sceso dalla barca egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati“(Mt.14,14). E’ questo l’atteggiamento continuo di Gesù davanti alla folla degli ammalati (Mt.15,30), alla folla affamata (Mt.15,32), al lebbroso (Mc.1,41), alla vedova che ha perso l’unico figlio (Lc.7,13) e a tante altre situazioni di sofferenza.
Lo sguardo di Gesù nasce dal profondo delle sue viscere – nel linguaggio biblico la parola misericordia traduce il termine ebraico che indica le viscere materne – e raggiunge in profondità il cuore di coloro che lo incontrano e si lasciano guardare da lui.
Così il Giubileo straordinario della Misericordia non vuole essere un evento spettacolare e solamente esteriore ma un incontro con Gesù nel profondo della nostra esistenza.
L’anno giubilare è un evento straordinario, che ha lo scopo di richiamarci all‘”Anno di grazia del Signore” annunciato e inaugurato da Gesù a Nazareth quel sabato in cui lesse e commentò nella Sinagoga la pagina di Isaia 61, 1-2 (Lc.4, 16-21): un Anno che si prolunga fino alla fine dei tempi e si manifesta nelle Scritture che si compiono in Gesù Crocifisso e Risorto. Con lui il mondo ha iniziato a conoscere la dimensione straordinaria dell’amore di Dio e della sua misericordia. Purtroppo la nostra debolezza e l’abitudine ci portano spesso a dimenticare questa luce misericordiosa degli occhi di Dio, ed ecco che abbiamo bisogno di qualche richiamo straordinario, come avviene con l’anno del Giubileo.
Conosciamo l’origine ebraica del Giubileo ( cfr. il c.25 del libro del Levitico), come tempo di liberazione dalla schiavitù e dai debiti, tempo di riposo della terra e dell’uomo, una pausa totale prima di ricominciare la vita in modo nuovo.
Il Giubileo ebraico non viene abolito da Gesù ma approfondito e completato. annunciando un tempo di liberazione non solo dai debiti e dalle schiavitù materiali ma dalle cause profonde di tali schiavitù, radicate nel peccato, e soprattutto un tempo di liberazione dai debiti contratti nei confronti di Dio. Quindi liberazione dalla paura dei castighi, riscoprendo il volto misericordioso del Padre e sperimentando il suo perdono, grazie all’amore portato e donato da Gesù anche a costo del suo sangue versato sulla Croce.
Il tema del Giubileo indetto da Papa Francesco – “Misericordiosi come il Padre” – esprime bene il senso dell’annuncio giubilare fatto da Gesù a Nazareth e poi sviluppato in tutto il Vangelo: poiché il Padre è misericordioso con noi, anche noi siamo chiamati ad essere misericordiosi con il prossimo. Essere perdonati e liberati dal peccato porta come conseguenza perdono e liberazione da schiavitù e oppressione nei rapporti umani. La misericordia verso il prossimo diventa la misura della misericordia che noi domandiamo a Dio. “Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori”: una preghiera che i cristiani sono chiamati a ripetere tutti i giorni, proprio perché l’Anno di Grazia inaugurato da Gesù a Nazaret rimane aperto fino alla fine della storia umana.
Il Giubileo cristiano non deve perdere nulla della concretezza del Giubileo antico. La misericordia che Papa Francesco ci ricorda con insistenza è una strada concreta, un percorso segnato dai quattordici paletti delle Opere di Misericordia, le sette opere di misericordia corporale e le sette opere di misericordia spirituale, che indicano l’unica direzione valida per giungere alla fonte della Misericordia.
L’anno giubilare dunque non vuole essere né spettacolare né solo esteriore, ma neppure solo intimista e spiritualista, bensì vissuto nella concretezza della vita e della storia, perciò ricco di segni e di opere buone, evitando una compassione solo sentimentale che ci mette troppo presto la coscienza tranquilla.
Il primo segno concreto del Giubileo è la Porta della Misericordia: una porta speciale, da oltrepassare in modo responsabile e consapevole, per entrare nelle viscere della Misericordia di Dio. Le tre Porte della Misericordia aperte nella nostra diocesi esprimono ciascuna un aspetto del Mistero della Misericordia. Nella Cattedrale abbiamo il segno della Chiesa locale, fatta di persone concrete che si conoscono, radunata intorno al Vescovo successore degli Apostoli. Nella Basilica di Bonaria incontriamo Maria, Regina e Madre di Misericordia, primo frutto della Misericordia di Dio e segno della novità di vita che il Signore ci offre. Nella chiesa di S. Ignazio da Laconi e del B. Nicola da Gesturi contempliamo due icone che hanno vissuto l’amore di S. Francesco in mezzo al popolo, nella semplicità e nella carità quotidiana.
Un secondo segno tradizionale e sempre attuale è quello del pellegrinaggio: uscire di casa e da se stessi, prendere per un momento le distanze dalla vita ordinaria, dirigersi verso un luogo o una persona che ci permetta di incontrare il Signore in modo nuovo e profondo, mettendo bene a fuoco la direzione e la meta della nostra vita.
Un terzo segno speciale è il sacramento della Riconciliazione o Penitenza, che non è solo la confessione dei nostri peccati ma è in primo luogo la confessione della Misericordia di Dio per noi. Confessare i peccati poi comporta anche la presa di coscienza dei guasti provocati dal peccato, che offende Dio e sempre danneggia noi e gli altri, perché spegne l’amore e lascia spazio all’egoismo e all’individualismo. Perciò la pienezza del perdono ci può venire solo dalla riconciliazione con i fratelli, attraverso il ministero di chi nella Chiesa è chiamato a fra crescere il Corpo di Cristo con la celebrazione del Sacrificio Eucaristico. In questo sacramento sperimentiamo anche la vicinanza concreta di Gesù che, di fronte al lebbroso, “ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: lo voglio, sii purificato” (Mc.1, 41). Possa essere frutto dell’anno giubilare una comprensione più piena e profonda delle motivazioni che rendono di fondamentale importanza il sacramento della Riconciliazione. Una celebrazione più frequente delle Liturgie Penitenziali potrà aiutare tutti in questa direzione. Ai sacerdoti è chiesto in questo anno di essere particolarmente disponibili ad accogliere quanti desiderano accostarsi alla Riconciliazione, aiutandoli a seguire un percorso di vera conversione e donando con larghezza il perdono di Dio. Papa Francesco ha disposto che per tutto l’anno del Giubileo ogni sacerdote abbia la facoltà di assolvere dal peccato di aborto quanti lo hanno procurato e pentiti di cuore ne chiedono il perdono.
Un quarto segno tradizionale e più che mai attuale è l’Indulgenza. Ne parla in modo rinnovato Papa Francesco al n.22 di Misericordiae Vultus. Se comprendiamo i guasti che ogni peccato provoca e la responsabilità che il Signore ci chiede di avere nel riparare e ricostruire, non è difficile comprendere il valore di questa comunione di amore e di grazia con i Santi, che ci aiuta a risalire verso la pienezza della Carità. Gesù nel darci il suo perdono ci dice “alzati e cammina” e la Chiesa ci offre nell’Indulgenza una grazia particolare che ci solleva e ci permettere di crescere più rapidamente nell’amore.
Un segno particolare che vogliamo impegnarci a realizzare per la nostra diocesi, come ricordo di questo giubileo straordinario, sarà la realizzazione del nuovo centro Caritas annesso alla basilica di S. Croce, a servizio delle diverse povertà e delle accoglienze più urgenti.
Con questa lettera non ho avuto la pretesa di essere esauriente ma semplicemente ho inteso richiamare alcuni punti che mi sembrano urgenti in rapporto alla realtà pastorale delle nostre parrocchie e in particolare dei giovani, i protagonisti più importanti del nostro cammino diocesano.
Affidiamo l’anno giubilare alla Vergine Maria, che ogni giorno ci invita a cantare nel Magnificat la Misericordia di Dio “di generazione in generazione“, chiedendo che aiuti tutti noi e tutta la Chiesa ad essere sempre come Lei Mater Misericordiae.
Cagliari, 8 dicembre 2015
+ Arrigo Miglio
Arcivescovo Metropolita di Cagliari