Martedì 28 aprile 2015, in occasione della ricorrenza de “Sa die de sa Sardigna”, il vescovo Arrigo Miglio ha presiedutola Santa Messa nella cattedrale di Cagliari. Si riporta di seguito il testo dell’omelia e il sussidio liturgico utilizzato per la celebrazione.
OMELIA
Il Signore ha iniziato la sua opera di salvezza nei confronti dell’umanità scegliendo un popolo, guidandolo verso la libertà e verso una terra “dove scorre latte e miele”, dove cioè vivere in libertà e in pienezza.
La scelta di un popolo non ha mai significato chiusura nei confronti degli altri popoli, ma è stata una scelta di tipo pedagogico per arrivare a tutti gli altri popoli. Soprattutto nei Profeti si manifesta questo orizzonte universale, che annuncia la chiamata alla salvezza, all’incontro con il Signore, di tutti gli altri popoli.
Il Signore non ci ha creati come individui separati l’uno dall’altro ma come persone che vivono grazie alle relazioni, con Lui e tra di loro. Per questo facciamo parte di un popolo, perché abbiamo bisogno degli altri, cominciando da quelli a noi più vicini. E’ la nozione di Patria, da Padre, termine molto allusivo, che ci riferisce al Padre di tutti e al padre della famiglia dove abbiamo cominciato a vivere e a crescere.
Ma anche le patrie non sono create per essere chiuse una nei confronti dell’altra. Anche la Patria ha bisogno di relazioni, è una legge di vita per non chiudersi su se stessi e morire. E così ogni Patria è in relazione con le altre, ma con pari dignità, perché ogni Patria si scopre relativa. «Non habemus hic manentem civitatem» dice la Lettera agli Ebrei, ma «futuram inquirimus»: siamo in cammino e in ricerca della Patria definitiva. Come mai questa nostalgia verso la Città futura e definitiva, veramente stabile, se non perché sentiamo il richiamo della Casa da cui proveniamo?
La celebrazione di Sa Die ‘e Sa Sardignia mi pare una occasione preziosa per approfondire il senso vero della Patria, con il suo territorio, da coltivare e da difendere, affinché sia sempre fecondo per la vita delle persone; assieme al territorio abbiamo una cultura, uno dei beni più preziosi che vogliamo trasmettere alle generazioni più giovani e a quelle future, tanto più quanto la nostra cultura è impregnata del messaggio cristiano e dunque non è solo memoria di una storia gloriosa ma è portatrice di speranza,perché la fede nel Signore Gesù risorto ci porta a guardare avanti e in alto.